Le geometrie dell’amore perfetto

Lingue di rospo, ali di drago, lacrime di basilisco e qualche sogno dorato, metti tutto nel calderone mentre la luna è piena, e … puf, il filtro d’amore è pronto.
Ogni volta che leggo articoli o libri sullo sfuggente sentimento dell’amore, penso ai filtri magici e alle improbabili ricette per garantirsi la felicità e soddisfazione.

Una breve passeggiata in libreria convincerà anche voi che questo sentimento popolare nasce davvero da meccaniche divine, che non sono facili da descrivere in una ricetta. Non credo di essere cinico dicendo che non esiste l’algoritmo dell’amore: aspetto speranzoso che un genio scriva sulla sua lavagna tutti
i passi da fare per garantirsi un rapporto di coppia “esatto”, proprio come ha fatto il celeberrimo Sheldon Cooper di “Big Bang Theory” con  l’algortimo dell’amicizia…

Nell’attesa, c’è chi ha tentato un approccio geometrico all’amore e non per fare facili battute. Lo psicologo  statunitense Robert Sternberg,  uno dei maggiori studiosi dell’intelligenza e dello sviluppo cognitivo, ha proposto un’interessante teoria dell’amore, concepito come un triangolo.

Secondo Sternberg ciascun vertice è occupato da un aspetto, chiamiamolo ingrediente se preferite, di questo sentimento: il primo è l’intimità, vale a dire la sensazione d’essere vicini, uniti e legati l’uno all’altro.
Si tratta della capacità di costruire un rapporto basato sulla comprensione, sulla fiducia, e sulla capacità di condividere aspetti di sé e della propria vita che nascondiamo alla maggior parte delle persone: i nostri sentimenti, le nostre storie, i difetti e le parti che crediamo deboli o fragili. Ci si presenta all’altro per quello che sentiamo di essere, con il nostro bisogno di essere accettati e protetti; il secondo è la passione, cioè il desiderio sessuale, l’erotismo e l’attrazione emotiva.
La passione è fatta di complicità, fantasia, gioco erotico. Questo aspetto non ha necessariamente a che fare con l’intimità, l’empatia o la comprensione reciproca – si può essere attratti da un perfetto sconosciuto, o incontrare qualcuno un po’ speciale una sera e qualche ora dopo salutarsi con la famosa frase “Magari ci sentiamo”. L’ultimo è l’impegno, ossia il dovere verso l’altro, la cura dell’altro, la volontà di costruire nel tempo, di dare durata e solidità ad un rapporto visto come un insieme di dipendenze che richiedono il nostro impegno. E’ il senso del coinvolgimento esistenziale, l’apertura al progetto condiviso e al futuro, lo sforzo di costruire e la pazienza di essere accanto.

Dosando questi ingredienti abbiamo molti tipi di amore. Unite intimità e passione e avrete un travolgente flirt, una di quelle storie che possono segnarci ma che invariabilmente si scontrano con la realtà del tempo: sono le storie d’amore che più frequentemente finiscono con le recriminazioni, la rabbia, il rimpianto, il senso del “sarebbe potuto essere e non è stato”. Insomma racconti degni del miglior cinema francese.
Cambiate le dosi mettendo solo intimità e impegno e avrete una solida amicizia o un rapporto genitore figlio. O uno di quei matrimoni in cui i coniugi sono soddisfatti di conoscersi molto bene e che stanno insieme per reciproco impegno e per dovere verso i figli. Non parlo necessariamente di rapporti insoddisfacenti, solo di  rapporti in cui la passione, forse col tempo, forse già dall’inizio, è un aspetto secondario. Molti matrimoni solo qualche decennio fa, ad esempio all’inizio del secolo scorso, erano basati su questi aspetti – forse più sull’impegno, soprattutto delle donne, che subivano troppo spesso una situazione solo per dovere.
E unendo uguali dosi di passione e impegno? Questo mix inconsueto è la ricetta di quegli amori che nascono sulla scorta di una passione improvvisa che porta in breve tempo all’altare e si concludono spesso di fronte all’avvocato. Sternberg lo definisce amore fatuo, perché manca una componente fondamentale di un rapporto tra adulti, ossia la conoscenza reciproca, il polo dell’intimità. Si sposa o ci si impegna non tanto con una persona reale, quanto con una immagine, disegnata dal nostro desiderio.  Mi sembra che sia anche la ricetta di quegli amori un po’ unilaterali, in cui uno dei due si impegna in un rapporto da cavalier servente, a prescindere dal genere sessuale del cavaliere, che nasconde talvolta un vero e proprio rapporto salvatore/vittima. Ma di questo parleremo ancora, quando tratterò il cosiddetto Triangolo Drammatico – in un certo senso la versione tragica, e fin troppo frequente, di questo triangolo amoroso.

Esistono anche i rapporti “monopolari”, cioè quelli caratterizzati dalla sola intimità, come i rapporti basati sulla semplice simpatia, sulla semplice passione, sul solo impegno, un po’ più rari a dire il vero.
Il modello di Sternberg sembra custodire però, al centro del triangolo, il tesoro dell’amore perfetto: equilibrio ideale di passione, impegno e intimità.  Come dire che in un rapporto “maturo”, o meglio in un rapporto in cui tutti e due i membri crescono secondo i loro progetti di vita, è caratterizzato da un’alternanza equilibrata di apertura di sé  e condivisione (intimità),  passione erotica e complicità, impegno in un orizzonte di durata.
Su quest’ultimo punto voglio chiarire come la vedo io: non credo che un rapporto sia migliore di un altro solo perché dura di più. So di dire una banalità quando affermo che ci sono rapporti brevi che ci hanno fatto crescere più di rapporti duraturi alla fine dei quali ci siamo ritrovati più insicuri, poveri di possibilità e di esperienza. Per questo, quindi, direi che preferisco considerare l’impegno sulla base dell’apertura alla progettualità comune, piuttosto che solo in base al conteggio dei mesi, e poi degli anni, e poi dei decenni che abbiamo passato accanto a una persona.  Meglio dare un significato al tempo che passa, piuttosto che contarlo e basta.
E per voi? Qual è la ricetta del vostro amore perfetto?


Un po’ di bibliografia per approfondire

  1. Robert Sternberg – Michael Barnes, La psicologia dell’amore, Bompiani, Milano, 2002
    L’essenza dell’amore, come emerge da decine di indagini psicologiche condotte negli ultimi venti anni, che ci offrono diversi punti di vista di questo sentimento universale.
  2. La freccia di Cupido. Come cambia l’amore: teorie psicologiche, Centro Studi Erickson, 1999
  3. Francesca Marino Abbele – Paola Cavallero – M. Gabriella Ferrari, Psicologia del rapporto amoroso. La teoria triangolare di Sternberg: un approccio cognitivo, Guerini, Milano, 2004

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