Le mamme dei gay sono più gnocche

“Mamma son tanto felice, perché ritorno da te!” diceva il verso di una vecchia canzone italiana, intrisa di mammismo e rime .  La mamma, si sa, è sempre la mamma, e per molto tempo è sembrato che quella dei gay fosse troppo mamma – una mamma totale, intrusiva, castrante. Che spingeva i papà in un angolo o addirittura alla fuga, impedendo loro di trasmettere la “mascolinità” ai pargoli, destinati per sempre a rimanere “teneri” e, ovviamente, effeminati.

Questa è stata per anni (e lo è ancora per qualcuno) la versione ufficiale della psicologia dinamica su “come” un maschio umano “diventa” omosessuale: troppa mamma. Non stupisce che sia oggi la versione delle terapie riparative, quelle di Nicolosi per intenderci, che però preferiscono raccontarla dal punto di vista dei padri: per loro poco papà uguale molto gay. E’ tutta una storia di “mascolinizzazione” del tenero bimbetto, troppo appiccicato alle gonne di mammà.

Però le cose, a guardar bene, non tornano affatto.

La ricerca statistica ha chiarito da anni che quest’immagine della “mamma strega castrante” è una fiaba, che Freud, ma molto più gli psicoanalisti suoi seguaci, raccontavano al capezzale del lettino ai loro preoccupati e nevrotici clienti gay. Per tenerli buoni ovviamente – e fargli sperare che avrebbero potuto “guarire ” una volta elaborato il particolare tipo di “fissazione edipica” di cui erano affetti[1]. Torneremo su questo punto, ma ora mi preme raccontarvi un’altra storia. Molto più divertente.

Dovete sapere che si vanno accumulando prove che l’omosessualità maschile (su quella femminile non si hanno per ora le stesse evidenze) sia fortemente condizionata dai geni, una tra tutte la fortissima correlazione dell’orientamento omosessuale nelle coppie di gemelli omozigoti. Questo però pone un problema: se l’omosessualità è un tratto che si trasmette con i geni, perché nascono ancora omosessuali? In fondo se uno è omosessuale non è molto interessato all’altro sesso e la riproduzione “tradizionale” dovrebbe essere se non impossibile, almeno molto scoraggiata. In sintesi: perché i gay non si sono estinti immediatamente?

Il buon Darwin insegna che se una caratteristica è presente in una specie deve aver rappresentato un vantaggio. La domanda è: per chi?

La risposta è venuta da un ricercatore italiano dell’università di Padova, il prof. Camperio Ciani, che insegna Etologia e Psicologia Evoluzionistica. Il prof  è partito da alcune osservazioni  statistiche molto note e ha fatto una “scoperta” che è tanto geniale quanto evidente. Dovete sapere che, nelle famiglie numerose, la probabilità che nasca un figlio omosessuale sale con il numero di fratelli maggiori. In pratica se siete terzi o quarti figli maschi avete più probabilità di venir fuori gay. Questo fenomeno aveva provocato molti tentativi di spiegazione: la mamma produce “anticorpi” contro l’eccesso di figli maschi? è un problema ormonale? è madre natura che vuole contenere le nascite, senza far rinunciare ad una buona dose di divertimento ai fortunati nati gay?

Ma ecco l’intuizione geniale di Campiero Ciani: se siete il terzo o quarto (e così via) fratello minore, allora la vostra è una famiglia numerosa… ovvero, vostra madre deve essere una donna prolifica. Ecco il vantaggio! L’ipotesi era semplice e perfettamente darwiniana: il tratto omosessuale maschile è legato alla prolificità materna, così anche se uno dei suoi (molti) figli non le darà nipoti i suoi geni avranno comunque più possibilità di diffondersi.

Non solo l’ipotesi “regge” dal punto di vista della modellazione matematica, ma sta trovando interessanti conferme. In particolare, come una donna portatrice del gene dell’omosessualità dovrebbe avere maggior successo riproduttivo? E’ più attratta dagli uomini? Fa più sesso? In un suo recente lavoro, studiando un campione di 146 “mamme di gay”, il nostro ricercatore ha constatato qualcosa di molto diverso: queste donne sono in realtà più sane (hanno statisticamente meno disturbi della sfera riproduttiva) e sono più estroverse, positive e di buon umore – in pratica sono più attraenti per gli uomini.

Forse il professore non voleva essere triviale e ci ha girato intorno, ma io, che non sono Sigmund, mi permetto di dedurre che queste donne, per indurre gli uomini a farci tanti figli, devono essere…  insomma, le mamme dei gay sono più gnocche!

Ora, torniamo un attimo alla fiaba psicoanalitica della mamma-castrante, per ragionarci un po’ su. Come è stato possibile creare questa versione distorta dei fatti? Forse perché non si tratta di una versione distorta dei fatti, quanto di una versione parziale.  Se le nostre ipotesi nascono dai racconti che persone con evidenti disagi psicologici ci fanno, inevitabilmente costruiremo un’immagine parziale di qualsiasi fenomeno: se non conoscessimo in prima persona il gioco degli scacchi e dovessimo farcene un’idea dai racconti che persone depresse, ansiose, con sensi di colpa, con rapporti familiari difficili ce ne fanno, che immagine ne ricaveremo? Allo stesso modo, collegare l’orientamento sessuale alle storie dolorose dei pazienti in psicoterapia dà una visone distorta del fenomeno, e produce storie distorte di “mamme-castranti” e “padri-assenti”.

Così, aspettiamo di vedere se l’ipotesi del prof. Camperio Ciani sarà confermata. Farà piacere a mia madre sapere che è scientificamente dimostrato: è più gnocca della media.

 

  • CAMPERIO CIANI A., IEMMOLA F, BLECHER S (2008). Genetic factors increase fecundity in female maternal relatives of bisexual men as in homosexuals. JOURNAL OF SEXUAL MEDICINE, ISSN: 1743-6095, doi: 10.1111/j.1743-6109.2008.00944.x.
  • CAMPERIO CIANI A., CERMELLI P, ZANZOTTO G (2008). Sexually antagonistic selection in human male homosexuality. PLOS ONE, vol. 3(6), ISSN: 1932-6203, doi: 10.1371/journal.pone.0002282.
  • CAMPERIO CIANI A. (2009). Evoluzione e diffusione dell’omosessualità maschile: valutazione di un modello genetico. In: CARLO FORESTA, ANDREA LENZI, ALBERTO FERLIN E ANDREA GAROLLA. La Riproduzione Umana: Prevenzione, Clinica e Terapia. p. 261-272, PADOVA: CLEUP

 

 


[1] Freud a dire il vero, non riteneva che la “guarigione” di un omosessuale fosse possibile. Ha ribadito questo punto in più opere, ad esempio in Tre Saggi di Teoria Sessuale, ma soprattutto la splendida Lettera a una madre americana, scritta nel 1935 in risposta a una mamma che gli chiedeva se fosse possibile una sorta di “terapia riparativa” per il figlio. Tra le altre cose vi si legge: “L’omosessualità non è certo un vantaggio, ma non è nulla di vergognoso, non è un vizio né una degradazione e non può essere classificata come malattia”.


 

24 pensieri su “Le mamme dei gay sono più gnocche

  1. Freud era in gamba, non c’è che dire. E comunque sono primogenito di due maschi. Gay. Mentre mio fratello è eterosessuale. Siamo un’eccezione che conferma la regola ?

  2. Posso fare una domanda “tecnica” ? Esistono coppie di gemelli OMOZIGOTI (omozigoti !) che hanno ciascuno un orientamento sessuale diverso ?? Personalmente lo troverei assai strano.

    1. A quanto ne so sì, ma voglio ritrovare un po’ di fonti per essere più rigoroso. La concordanza di orientamento è a circa il 50% (molto alta) che è un indice molto forte di ereditarietà genetica. Cmq, bisogna pensare che l’orientamento sessuale come qualsiasi altra caratteristica si sviluppa in relazione all’ambiente: potrei avere codificato nei geni una maggiore introversione, ma sviluppare comunque una ampia rete di amici a seguito delle esperienze che ho fatto in vita. L’omosessualità non è una caratteristica diversa da quelle che si possono ereditare e si manifesta allo stesso modo. Tutto sta a come la valutiamo.

  3. Ho riletto più volte l’articolo ma:
    – o la mia intelligenza è limitata
    – o sei stato troppo sintetico nell’esporre la teoria di Ciani.

    Dov’è il vantaggio? Perchè queste mamme gnocche non potevano trasmettere i propri geni attraverso figli eterosessuali (che a loro volta avrebbero proliferato permettendole una maggiore diffusione etc etc). Faccio un pò di confusione. Mi aiuti a capire? Magari tornando al buon vecchio Mendel…
    Infine: hai il link agli articoli originali?
    Thanks
    Zagor

    1. In effetti sono molto sintetico. La tua domanda è legittima, ma è posta male. Mi spiego (o almeno provo): sicuramente un tratto “può” essere trasmesso in un modo o in un altro – ma non è sulle possibilità che dobbiamo ragionare quanto sulla realtà di come vanno le cose. Dovremo indagare perché (se esiste) quel tratto genetico che rende le mamme più prolifiche, può rendere anche un figlio maschio gay. Possiamo anche immaginare che sarebbe stato “meglio” che il tratto si diffondesse in un altro modo, ma il nostro pensare la “meglio” non vuol dire che le cose siano effettivamente andate così. Ad esempio: sarebbe meglio che se due persone microcitemiche e quindi resistenti al plasmodio della malaria, quando hanno figli non rischino di produrre bimbi malati di anemia, però purtroppo accade. Con questo non voglio paragonare assolutamente l’omosessualità all’anemia mediterranea qualificandola come una malattia, dico solo che in natura accadono cose che sono per noi controintuitive eppure accadono.
      Altro esempio, meno tragico: per riprodurci bastano un uovo e uno spermatozoo, però noi (e tutti gli animali) continuiamo a produrre milioni di spermatozoi per ogni eiaculazione. Uno spreco! Non sarebbe stato meglio trovare una soluzione anatomica per far incontrare uno spermatozoo e un ovulo? Come mai non è accaduto? Semplicemente perché funziona abbastanza da andare avanti. La natura non ha un piano in base a cui agire, procede “per tentativi ed errori”, fa bricolage e patchwork: basta che funzioni abbastanza…

      Gli articoli sono pubblicati sulle riviste che ho citato nella bibliografia e non sono ad accesso gratuito, bisogna pagare insomma per accedere. Sorry …

      1. hai ragione: l’ho posta male (com’era quella storia della fretta e dei gattini?). Ad ogni modo: ho capito solo che il gene dell’omosessualità si trasmette insieme al gene della prolificità. Ma il vantaggio faccio sempre fatica a comprenderlo. L’argomento mi interessa: riesci a chiarirmelo? Grazie ancora.

        1. Ci riprovo:) Intanto puntualizzo: è un’ipotesi – on abbiamo ancora tra le mani il fatidico gene. Si tratta di una pista di ricerca promettente, ma potrebbe risolversi in un nulla di fatto.
          Il vantaggio della mamma dei gay è che “è sempre in cinta” secondo questa teoria (e semplificando in una sola battuta) – dove le altre mamme farebbe due figli lei può farne quattro (magari meno uno) il che rappresenta un vantaggio di un figlio. Sto inventando i numeri ovviamente 🙂 ma il meccanismo è questo. Tieni presente che la maggior parte dei concepimenti termina in un aborto spontaneo nei primi giorni dalla fecondazione. E’ un fenomeno naturale di cui le donne ovviamente non hanno percezione. Se anche una piccola percentuale di queste fecondazioni attecchisce in più della media, ecco qui il vantaggio.

          Ho idea che scriverò al Prof. Ciani per farmi spiegare tutto per filo e per segno (e per far correggere gli errori che avrò sicuramente fatto esponendo la sua teoria!).

          Anzi! invito tutti ad approfondire: è un argomento affascinante!

  4. blog interessante …in effetti i geni non fanno cose perfette ma solo cose che funzionano meglio… anche i geni che controllano i capezzoli non funzionano perfettamente in quanto nn riescono a spengnersi nei maschi e la presenza dei capezzoli ancorche apprezzata da molti maschi provoca costi in termini di tumori non compensati dalla lattazione… purtuttavia i capezzoli sono talmente tili nelle femmine che i capezzoli nei maschi sono un costo accettabile… e questo e vero non solo per ghli uomini ma per tutti i mammiferi come si puo’ notare se si guarda il ventre di un cane maschio. Quindi modelli di selezione sessualmente antagonistica che avvantaggiano la fecondita’ di un sesso ma ne svantaggiano quella dell’altro sesso sono prtobabilmente geni di eta’ antichissima… e di eta’ antichissima sono anche quelli che influenzano l’orientamento sessuale e la fecondita’ e cio’ si nota matematicamente nelle popolazioni che riducono la propria fecondita’, come la nostra o le antiche societa’ aristocratiche greche, per esempio. Nelle popolazioni a ridotta fecondita’ la presenza delle “mamme gnocche”, come dite voi, che fanno piu’ figli delle altre … accade che la frequenza dei gay aumenta… ovvero contrariamente a chi che dice la chiesa la presenza dei gay non indebolisce la fecondita’ di una popolazione anzi e’ un indicatore della presenza di donne piu’ feconde…. ma ci sarebbe molto da dire e no voglio intasare i vostro blog con le mie oscure elucubrazioni cordiali saluti a tutti andrea camperio ciani

    1. ma non è una questione statistica il fatto che più figli si fanno e più aumenta la probabilità che uno di loro sia omosessuale ? Così come più figli si fanno e più aumenta la probabilità di averne uno con qualche patologia (tipo la sindrome di Down) ? E poi ci sono figli unici omosessuali e addirittura famiglie in cui i due figli sono entrambi omosessuali (quindi teoricamente non riproduttivi)

  5. Grazie del post Stefano. La ricerca del Prof Ciani è interessante, ma uno pseudo “campione” di sole 146 donne è irrilevante e deviante… andiamo su, suvvia, i numeri statistici sono altri. Mi permetto un paio di critiche sull’articolo, a meno che io non ne abbia colto l’ironia. Capisco l’entusiasmo e il voler fare un pò il fan del proprio genere, ma questo “articolo” mi sembra alquanto campato in aria, se non proprio un articoletto da gossip. In particolare ci sono due punti in cui secondo me proprio non ci siamo: 1) la ricerca dice “donne più prolifiche” e quindi “sane, con meno disturbi della sfera riproduttiva, più estroverse, positive e di buon umore”, NON dice affatto essere “gnocche”. Una può essere più riproduttiva estroversa e positiva anche se pesa 180Kg ed è strabica col naso storto. Cambiare da “riproduttive e positive” a “gnocche”, è perlomeno strampalato e mi auguro sia stato fatto in buona fede. 2) L’essere sane con meno disturbi della sfera riproduttiva, più estroverse, positive e di buon umore, può semplicemente essere una CONSEGUENZA del maggior numero di gravidanze e di figli, mica il motivo. Infatti la ricerca è stata fatta con donne che già hanno avuto più gravidanze e con figli. Tutti sappiamo che la gravidanza è un grande stabilizzatore ormonale fonte di maturazione per le donne e che il numero di figli aumenti il grado di soddisfazione emotiva dei genitori è risaputo da secoli. Ripeto, a meno che l’articolo non volesse far dell’ironia.

    1. Ivan, passami una battuta: “Sì Sheldon, è ironia!” (spero che tu segua la sit com The Big Bang Theory, altrimenti la mia battuta cadrà nel vuoto).

      Ebbene sì, gnocche l’ho aggiunto io perché la mia intenzione, come l’intenzione del blog che scrivo è di usare un linguaggio divertente per parlare di argomenti di cui poco si parla. E spero di riuscirci (su questo post ci sono riuscito, e mi ha fatto piacere.) Quindi non è una gran deduzione affermare che lo avrei scritto ironicamente…

      D’altronde stare a sottolinearlo mi sembra ultroneo: nel post chiarisco cosa è la ricerca e cosa dico io – come battuta. Ci tengo a tenere separate le cose. D’altronde l’ironia non ha da essere argomentata su base statistica, serve a far sorridere. Quindi dire che la frase “le mamme dei gay sono più gnocche” è strampalato è come dirlo di una barzelletta. Poco pertinente. Di certo si può dire che non fa ridere. Nessun argomento contro, ovviamente: de gustibus…

      Tengo a precisare che, a differenza degli articoli scandalistici a cui hai accostato questo mio tenativo, sotto l’articolo c’è una bibliografia, ed ho linkato la pagina del prof Ciani, in modo che chi vuole possa approfondire – o anche interpellarlo, perché no? La scienza è un’impresa pubblica, per questo mi piace molto.

      Le tue osservazioni sono interessanti, e sono parte integrante di ogni discussione critica e scientifica. Nel post chiarisco che si tratta di un’ipotesi che regge dal punto di vista della modellazione matematica e che ha iniziato a ricevere conferme. Vedremo se verrà smentita. Se un’ipotesi non ha ancora passato sufficienti test non significa essere falsi: significa che dobbiamo continuare a porci domande e cercare di falsificare l’ipotesi, se si può.

      That’s science. A rileggerti!

    2. Scusa ivan, ma rileggendo il tuo commento, sul secondo punto ci sono evidenze del contrario. Nel libro di M.E.P.Seligman, Learned optimism, si cita un lavoro di G.W. Brown e T.Harris (1978) Social Originis of Depression, si identificava come uno dei fattori protettivi per la depressione fosse NON avere tre o più bambini, sotto i quattordici anni di età, di cui prendersi cura a casa.

    3. Suvvia! Ironia di certo (“Forse il professore non voleva essere triviale e ci ha girato intorno, ma io, che non sono Sigmund, mi permetto di dedurre che queste donne, per indurre gli uomini a farci tanti figli, devono essere… insomma, le mamme dei gay sono più gnocche!) ma anche scienza, cioè teorie che vanno verificate, perfezionate, e che si basano su osservazioni e statistiche riproducibili, ri-verificabili: non si può certo dire che sono campate in aria. Hai visto molti articoletti da gossip con bibliografie? 🙂 Insomma, i due piani sono distinti e complementari, quello dell’ironia e della scienza. A mio parere buona divulgazione, con un titolo gigione… e divertente. Lo dice una mamma gnocca di gay 🙂

  6. Quando ero al liceo, avevo scritto sul tema.
    “se il gene gay è dominante, allora si trasmette tramite gay velati costretti a sposarsi e a figliare, e tramite i bisex.
    se invece il gene gay è recessivo, allora beh, è tutta un’altra storia.
    Nel primo caso la lotta all’omofobia farebbe si che un gay sia libero di vivere come vuole e stare col suo compagno, quindi non farebbe figli, quindi non trasmetterebbe più il gene gay, quindi in poche generazioni si estinguerebbero, almeno dal mondo occidentale. A meno che non si vada ancora più avanti e si permetta la genitorialità assistita”

    Non vi dico le polemiche relative a questa mia “provocazione” a-scientifica

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