Memorare!

Ricordare non è facile: pensiamo allo studio e alle interrogazioni scolastiche – un’esperienza che varia dalla seccatura all’incubo (per i più sfortunati tra noi). La memoria è al centro della nostra vita, ed è una facoltà che si declina sempre al presente: ripropone gli eventi passati, o alcuni loro aspetti, qui e oggi.

Ma come ricordiamo? Niente di meglio di un esperimento!

Pronti? Vi servirà carta e penna, come in ogni test che si rispetti. Ora, leggete una sola volta la sequenza qui sotto:

Tänään, 27 tammikuu on muistopäivä uhrien hyväksi tuhoamisleirien

Fatto? Bene: cercate di scriverla SENZA SBIRCIARE IL VIDEO. Il meglio che potete. Non scoraggiatevi. Alla fine provate a controllare quanto vi siete avvicinati alla frase iniziale. Immagino poco, a meno che non conosciate … ma non voglio rivelarvi nulla.

Ora vi propongo un’altra frase:

Oggi 27 gennaio è il Giorno della Memoria delle Vittime dei campi di sterminio

Letta? Ottimo: cercate di scriverla come prima, senza barare.
Ora a quale delle due vi siete avvicinati di più? Posso fare una previsione facile e scontata: la seconda. A meno che non siate studenti finlandesi di italiano affascinati dallo stile fresco, geniale e scoppiettante di questo blog (per chi volesse approfondire il tema del narcisismo, proprio in riferimento all’autore  vi segnalo qui un post) – per te, oh studente finnico, la prima frase sarà stata molto più facile da ricordare.
Come mai?

Craik e Lockhart, due psicologi sperimentali, nel lontano 1972 proposero la teoria della “profondità di elaborazione”: ricordiamo meglio quello che elaboriamo (cioè colleghiamo e comprendiamo) meglio. Una frase in italiano è molto più elaborabile di una in finlandese. Per dirla con Jerome Bruner, uno degli iniziatori della rivoluzione cognitiva in psicologia, la differenza sta nel significato. Noi esseri umani, infatti, siamo “costruiti” per dare  significato a quello che accade, ossia per trasformare i fatti in esperienza.

Così, proprio oggi che si ricorda l’orrore che degli esseri umani hanno inflitto ad altri esseri umani a causa del loro credo politico, della loro religione, del loro orientamento sessuale, del loro stile di vita nomade o dell’essere malati mentali o portatori di handicap, è importante porsi questa domanda: perché ricordare le vittime?

Ho l’impressione che questa sia una domanda imbarazzante, disturbante, controintuitiva: come se ci chiedessero di tenere a mente un astruso principio di fisica, o un’odiata declinazione latina. Si tratta di qualcosa che non ci riguarda. Che non ci deve riguardare.
Sempre che non siamo noi le vittime.

Sembra che sia difficile sviluppare un punto di vista indipendente che ci permetta di distinguere la vittima dal carnefice, quando non siamo noi in prima persona “vittime”. È più semplice mettersi nei panni dei “giusti persecutori” (perché i carnefici si rappresentano sempre così). E anche quando ci riusciamo, tutto sembra faticosamente estraneo: non ci riguarda davvero. Perché è difficile pensare di poter essere come un dissidente politico, un ebreo, un omosessuale, un malato psichico, uno zingaro, un testimone di Geova durante il nazismo – è difficile per noi immaginare di poter essere visti così, ovvero inferiori allo stato umano, responsabili dei problemi della società, pesi morti, pervertiti, parassiti, ladri, criminali.

Così, oggi è un buon giorno per chiederci cosa mi rende simile a un ebreo, a un omosessuale, a uno zingaro in un campo di sterminio. Solo questo ci aiuterà davvero a ricordare, perché avrà dato un significato a questi eventi, senza pietà, senza posticcia e retorica condanna. E far sì che mai più si ripeta un orrore così grande.

E se non riusciremo a trovare nulla in comune con le vittime, qualcosa che ci dia la motivazione per fare quello che ciascuno può contro il carnefice, vi propongo di approfondire qui la storia di come nel 1971 all’Università di Stanford si costruì un piccolo, orribile, mostruoso e angosciante campo di concentramento, in cui persone normali divennero vittime e carnefici per pura casualità sperimentale…

Dopo averli visti, forse concorderete con me: obbedire ciecamente è la strada maestra per costruire l’inferno.

Buona giornata della memoria.

2 pensieri su “Memorare!

    1. Cara Shali,
      rispetto l’opinione di chi scrive ma non sono assolutamente d’accordo. Di fronte all’orrore, all’ingiustizia, all’inspiegabile prova della ferocia umana, proprio perché sappiamo di essere simili delle vittime MA ancor più scandalosamente simili ai carnefici, non dobbiamo mai cedere alla tentazione di CANCELLARE le trace. I documenti, i luoghi, i filmati devono tutti restare perché la memoria dimentica quello che non vogliamo ricordare: l’oblio è selettivo e dobbiamo mantenere vivo il ricordo di quello che è stato fatto e di quello che potremmo tornare a fare.
      A presto!

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