Mille piccoli coming out

Marco è vegetariano. I suoi amici ormai lo sanno, e dopo qualche anno non fanno più le solite battute da “carnivori” (“Non sai che ti perdi!”, “E che ti mangi?” ) né tentato di convertirlo a un’alimentazione secondo loro più sana e “naturale”, prospettandogli morte certa, malattie, carenze, o peggio cali di proteine. Queste ultime sembrano diventate la parte più importante della nostra alimentazione, mangiarne “poche” – senza sapere qual è la quantità giusta e senza sapere quante ne contengano per esempio i legumi – sembra che ci possa procurare guai di cui non sappiamo indicare bene i contorni, ma sicuramente ci impediranno di mostrarci al mare, pena il ridicolo di un fisico gracile e senza muscoli.

Anna è atea.Ci ha pensato su e si è convinta che la religione nella sua vita non ha posto. Parlare con lei può essere spiazzante, come quando afferma che la Bibbia contiene pezzi di ottima letteratura, ma che non ha a che fare con la nostra vita più dell’Iliade o del più antico poema religioso indiano noto come Mahabharata. Anche per lei dirlo è stato un problema: amici e amiche con poca ironia le dicevano: “Ma devi pur credere in qualcosa!”, come se l’unica cosa in cui è ragionevole credere sia una divinità, oppure “E dopo? Secondo te cosa c’è dopo?”. Per fortuna lo humour che mancava agli amici e ai parenti ce l’ha messo lei, e ora ha cambiato qualche amico – quelli sconvolti che le fissavano appuntamenti al buio con il consigliere spirituale. Ma ha tenuto gli altri, quelli che a loro agio con lei continuavano a invitarla a cena, visto che, a conti fatti, Anna é sempre Anna, o forse lo è ancora di più. Sui parenti, però, ci deve lavorare.
Questi secondo me sono due esempi di coming out…

Siamo abituati a definire “coming out” la rivelazione più o meno pubblica del proprio orientamento sessuale. Questo “venir fuori”, “uscire allo scoperto”, che è la traduzione di coming out, è stata e continuerà a essere la base di tutte le conquiste politiche e sociali di gay, lesbiche, bisex e trans del mondo. L’ultimo traguardo di questa lotta decennale non sarà, come tutti credono, matrimonio e adozione, ma che finalmente i giornalisti useranno il termine coming out piuttosto che outing, che ha tutto un altro significato! La traduzione migliore di “outing” infatti è “sputtanamento”, nel senso di rivelare un segreto circa qualcuno allo scopo evidente di metterlo in difficoltà. È una pratica controversa. Forse questo qualcuno è un ipocrita e osteggia i diritti civili dei gay, e ci sono attivisti lgbt che, prove alla mano, fanno outing di politici che sono omofobi in pubblico e omosessuali in privato; forse questo qualcuno è solo un avversario politico e in tal caso si tratta di un mezzo discutibile per colpire e screditare.

Fatto sta che il coming out non è un monopolio dei soli gay: tutti facciamo coming out, più volte, con persone diverse durante tutta la nostra vita. E per tutti noi è un momento di crescita, o per dirla con le parole di Bowen, un famoso psicologo americano, di differenziazione. È un termine difficile, pieno di sfumature, ma sostanzialmente vuol dire che ci assumiamo la responsabilità di essere noi stessi nei rapporti che viviamo. Di mostrarci un po’ di più per quello che siamo, per le nostre opinioni e i nostri desideri.
Ha a che fare con l’autenticità, ovvero con il nostro sforzo continuo di somigliare a chi abbiamo sognato di essere.
Differenziarsi ha inevitabilmente a che fare con il percepire noi stessi diversi: potremmo dire che iniziamo a differenziarci quando ci accorgiamo di essere differenti dagli altri e che gli altri, genitori, parenti, amici o colleghi, sono differenti da noi.
Allora il problema diventa: come faccio a essere me stesso assieme agli altri?

E per voi, qual è stato il vostro ultimo coming out?

10 pensieri su “Mille piccoli coming out

  1. L’ultimo coming out: dire che non mi sarei laureata e avrei dovuto pagare la retta e perdere l’anno (accademico e di vita) non solo a genitori e amici, ma – soprattutto – ai colleghi in università. Essere decisamente “diversa”.
    Quello prima – altrettanto traumatico: dire di essere innamorata a uno che sapevo – abbastanza certamente – non esserlo di me.
    Un sacco di sofferenza in questi coming out…

    1. Cara Meg,
      grazie per aver condiviso queste due vicende.
      Parli di due esperienze difficili, e da quello che scrivi posso capire che lo siano state.
      Tuttavia, vorrei precisare una cosa: questa definizione “larga” di coming out ha a che fare con aspetti di noi (dai gusti, alle scelte di vita) che sentiamo hanno un grande valore ma che temiamo gli altri non approverebbero. Come dire: “Sono molto felice di essere così, pensare così, aver fatto questa scelta. Ora ho il problema che gli altri forse non condivideranno”.
      Nel primo caso se eri davvero felice di non laurearti, ossia era una tua scelta, una scelta che era il meglio per te, credo che fosse un “piccolo coming out” proprio come dico nel post … Nel secondo caso, ahimè, credo si tratti di un’altra cosa (che tutti conosciamo bene): una delusione d’amore. 🙁
      Cmq, per esperienza, un “vero” coming out, anche se doloroso, alla fine produce sempre almeno un effetto positivo: aumenta la nostra fierezza, ossia la soddisfazione di essere ciò che siamo.
      A rileggerti presto!

  2. Io ho 15 anni, e ultimamente la mia vita è tutto un Coming Out. Coming Out come bisex (la reazione di mamma non è stata fra le più belle), Coming Out come atea (non vengo presa sul serio), Coming Out come aspirante vegetariana (“Ma ti fa male alla salute! Non ti permetterò di fare una cosa del genere! Vivi a casa mia e mangi quello che dico io!”), il mio ultimo Coming Out è stato il “mamma voglio smettere di andare a scuola e studiare da sola”.
    Ogni Coming Out è una sfida, soprattutto quando hai 15 anni e tutti credono che tu sia incapace di pensare qualcosa di sensato. I miei genitori quando mi sentono parlare e capiscono che le mie non sono stupide parole di una stupida bambina, ne restano disorientati, confusi, tendono a volermi contrastare, a me sembra solo perché provano la necessità di riprendere il proprio potere e dire: “Qui comando ancora io!”, oppure perché metto in discussione i loro pilastri morali, perché li stimolo a chiedersi se ciò che hanno sempre detto loro che sia sbagliato lo è davvero.
    Alla fine le mie guerre le vinco sempre, e ogni volta che le vinco, mi sento un po’ più matura, e so che i miei genitori (e il resto del mondo) piano piano stanno capendo che io non sono una bambina e ho delle cose da dire.

    1. Cara Naira,

      sono contento che questi piccoli e grandi coming out ti facciano sentire più matura. E’ difficile qualche volta farsi ascoltare e lo è molto di più durante l’adolescenza, quando sia i nostri genitori sia noi dobbiamo prendere atto che qualcosa è cambiato definitivamente: sì tu non sei più una bambina, e questa nuova realtà spinge te e i tuoi genitori a trovare un modo nuovo di rapportarsi.
      E’ una gran fatica! anche io sono diventato vegetariano a 16 anni – e ricordo il terrorismo:) che mi faceva mia madre. Ora ne ho 41, e so che era il suo modo per dirmi che era molto preoccupata che io potessi stare male. E questo mi faceva stare male. Ma con il senno di poi mi rendo conto che entrambi potevamo stare meno male …
      Come? ad esempio, nel tuo caso, trovando dati, argomenti convincenti, pareri di esperti che in parte tranquillizzino tua madre. Cioè rimanendo sul piano della realtà- con un po’ di pazienza e tante spiegazioni- perché è sulla realtà che si diventa adulti. In questo modo tu sentirai ancora di più di stare diventando una donna che fa le sue scelte con convinzione e ragionevolezza e i tuoi genitori inizieranno a vederti proprio così, non più soltanto come una bambina. Questo vale per ogni argomento, ateismo e bisessualità inclusi.
      Si cresce in due: genitori e figli.
      Che ne pensi?

      Torna a presto!

    2. Ciao Naira!
      Che bello leggere il tuo post! La mia famiglia allargata è piena di adolescenti di tutte le età (10-14-17-18…ma non li ho partoriti tutti io!) e ogni giorno mi lamento x la mancanza di una presa di coscienza, una qualunque, qualcosa che stimoli i loro interessi e la loro passione. Purtroppo, per ora nessuno ha intrapreso un percorso, una strada, sono tutti ancora assopiti tra pc e trappole varie! Cominciavo a pensare le solite cose che dicono tutti i “grandi”: ai giovani d’oggi non interessa niente, non hanno valori, non hanno idee!
      Leggere il tuo post, mi ha aperto il cuore! Tu prendi posizioni su tante tematiche che senti particolarmente tue, e per me questo è meraviglioso! Io trovo assolutamente indispensabile che ogni figlio trovi la sua strada, che certamente non sarà la mia o quella che io potrei pensare giusta x loro, ma sarà l’unica strada che sarà indispensabile percorrere!
      Quindi, continua imperterrita x la tua via, cercare di essere se stessi è l’unica cosa saggia da fare!

  3. ciao, sono approdata oggi in questo sito (complimenti, è davvero bello) e leggendo questo post mi sento quasi male… io avrei tanti coming out da fare e non ci riesco, so per certo che ognuno di questi si porterà dietro centinaia di discussioni (leggasi semi-litigi) ma io odio discutere e quindi lascio stare…
    non riesco a dire ai miei che vorrei almeno provare a diventare vegetariana nonostante le mie allergie alimentari, quando mia madre lo ha intuito ha cominciato una guerra di logoramento dei miei nervi e l’ha vinta, purtroppo.
    non riesco a dire alle persone più care di essere atea, dover spiegare i perchè e i percome mi fa passare la voglia nonostante sia fieramente convinta della mia posizione.
    non riesco a dire a nessuno di essere diventata anarchica, e già temo quando dovrò dire ai miei che non voglio andare a votare perchè so già che mi prenderanno per pazza, diranno che contribuisco allo sfacelo dello stato e che sono moralmente obbligata a votare.
    non ho ancora nessuno a cui dirlo e nemmeno la certezza di esserlo, ma ugualmente temo il momento in cui dovrò dire alla persona che amo di essere asessuale.
    il risultato di tutto ciò è che sto zitta, rimando tutto ad un ipotetico futuro quando sarò autonoma e potrò gestirmi la mia vita come voglio, ma intanto mi lascio vivere nel nulla.
    non so nemmeno io quale motivo ho di tanta paura, ma anche solo a scriverlo qui mi tremano le mani, però lo faccio lo stesso… scriverlo a sconosciuti non è come dirlo ai cari ma è già un passo, forse.

    1. Cara Shali,
      complimenti per il coraggio che stai dimostrando: si credo che avere coscienza della propria situazione e dirlo ad alta voce (magari a “sconosciuti” sul web) è un primo passo. Non navighi nel nulla quindi.
      Qui, come nella mia pratica professionale, non do consigli: chi meglio di te sa come vivere la tua vita? Mi piacerebbe sapere più cose di te: quanti anni hai? studi o lavori? hai amici, fratelli sorelle?
      Perché queste cose fanno la differenza: si può fare coming out con gli amici più intimi, iniziare a vedere che il mondo non crolla, gestire le incomprensioni -e i legittimi dubbi. Diventare più forti e allargare il cerchio… col tempo.
      Chi ci sta intorno parla per amore (nella stragrande maggioranza dei casi) e confrontarsi è parte dell’amore. Nessuno ne morirà. Quando sarai autonoma economicamente, potrai decidere se diventare vegetariana – ora puoi discutere con tua madre e tuo padre condividendo con loro le motivazioni che ti spingeranno ad essere vegetariana. E puoi NEGOZIARE con loro magari di mangiare meno carne. Spesso i genitori sono solo preoccupati che ti possa “venire qualcosa”.
      Ecco, puoi iniziare a fare esperienza del fatto che i litigi non devono finire necessariamente con con uno che vince e uno che perde: si possono fare dei compromessi, negoziando – “io arrivo fino a qui e cedo questo, tu dove arrivi, cosa sei disposto a cedere”.
      Per quanto riguarda il tuo riferimento all’asessualità, devo riconoscere che la cosa è delicata. Io rispetto tutte le sessualità, tuttavia ti inviterei (se non l’hai già fatto) a indagare di più quest’aspetto con l’aiuto di un sessuologo di fiducia – non per cambiare! assolutamente! se davvero sei asessuale hai tutto il diritto di vivere la tua vita come preferisci! ma per escludere che quella che tu chiami asessualità possa essere altro… tutto quello che può accadere, scegliendo accuratamente il professionista, è che ti conoscerai meglio.
      A presto!

      1. ho 25 anni, sono una studentessa universitaria e vivo ancora con la mia famiglia (genitori, fratello e sorelle). non ho un lavoro quindi dipendo in tutto e per tutto dai miei come avessi ancora 15 anni, e questo è uno dei motivi per cui rimando la mia “sperimentazione veg”, oltre al fatto che sarei continuamente osteggiata dai miei genitori… so benissimo che, come dici tu, si preoccupano semplicemente della mia salute, ma il problema è che nella loro visione del mondo non c’è spazio per un comportamento che non sia quello che da loro ritenuto corretto… mia madre purtroppo crede di essere sempre nel giusto, non accetta che ci si possa comportare in un modo da lei non approvato e, guarda caso, l’essere vegetariani non le piace proprio… ho sentito troppo spesso discussioni tra lei e le mie sorelle in cui disprezzavano la scelta veg e non ne capivano le motivazioni, poi, come ho già scritto, quando ha capito che la questione mi interessava e ha visto che diminuivo le quantità di carne ha cominciato a tartassarmi con discussioni di questo genere:
        IO- ho mal di testa.
        LEI- è perchè non mangi carne!!
        IO- sono stanca.
        LEI- è perchè non mangi carne!!
        IO- mamma, ho appena mangiato del prosciutto -.-
        LEI- e cosa c’entra?!!
        per questo ho gettato la spugna. la mia fortuna è che a causa dei miei problemi allergici mangio spesso per conto mio e così riesco a fare le mie scelte un po’ più liberamente.
        per quanto riguarda la questione “discussioni” so benissimo che non deve esserci per forza un vincitore, per me discutere significa esporre le proprie idee, confrontarle con quelle dell’altro e alla fine poter anche rimanere ognuno nella propria posizione e più sicuri delle proprie idee, a me va bene anche negoziare, ma per i miei invece è una gara a chi trionfa sull’altro, non accettano che si possa rimanere della propria idea e trascinano ogni discussione per ore, figurati che una volta mia sorella mi ha detto: “perchè devi essere convinta di aver ragione, non puoi pensare che abbia ragione io?!” (perchè sarei pazza se avessi un’idea e fossi convinta che sia sbagliata…) il risultato alla fine è sempre lo stesso, mi carico di nervosismo e sto male tutto il giorno, per questo evito quando possibile lo scontro e cedo. non credo che sia il mio modo di discutere il problema, con amici, colleghi e perfino professori riesco a fare sane discussioni “senza feriti” sui temi più disparati, figurati che ai tempi del liceo un professore con cui discutevo sempre mi ha detto che era un onore discutere con me e che mi stimava per come gli tenevo testa… vedi, al di fuori della mia famiglia e delle persone che mi conoscono da sempre riesco pure a parlare più liberamente, il mio ristrettissimo gruppo di amici ad esempio sa che sono atea, però mi rendo conto che spesso evito argomenti “spinosi” se non sono loro ad introdurli e lascio che si facciano idee sbagliate su di me senza correggerli (forse sono un po’ codarda, si…).
        relativamente all’asessualità devo dire che sono d’accordo con te… è un punto che devo ancora chiarire con me stessa, e anche se attualmente il sessuologo mi manca proverò a capire cosa sono. fortunatamente non c’è nessuno in vista che mi possa far battere il cuore, quindi ho ancora tempo per questo tipo di cose 🙂
        grazie ancora per avermi “ascoltato”, è importante per me parlarne.

  4. In effetti, il mio più grosso coming out fu all’età di 17 anni, quando ufficializzai il mio vegetarianismo. Da tempo ci pensavo, e da un mese prima avevo testato la cosa. Ovviamente, mia madre non lo sopportò. Mio padre mi sorprese:<>. Una semplice considerazione di salute. L’ostilità altrui invece nasce da paure quasi irrazionali, come sappiamo tutti noi veg, per cui vengono poste le affermazioni più stupide e le domande più inutili che mente umana possa concepire ( basta farsi un giro per siti vegani, sono raccolte diverse domande con risposte adatte, per chi è interessato). E’ normale che l’ostilità nasca dalla famiglia soprattutto, dai parenti. E’ facile, per amici e conoscenti, accettare le nostre idee. Non ci sotentano mica, loro! E’ più o meno come fare gli zii, tutti i vantaggi e ben poche responsabilità. Non mi ricordo i coming out “piccoli”, perché ho lavorato spesso sulla mia autoaffermazione, sulle mie diversità- di pensiero e carattere. Probabilmente lo faccio tutt’ora. Magari con la scelta dell’università ho avuto qualche contrasto… Adesso sono alle prese con il prossimo “venir fuori”: sono buddista, amici e titolari lo sanno, anche mia madre….mio fratello, anche se non lo capisce. Ma non so come esordire con i miei parenti! Solo la parte materna, che quella paterna l’ho fanculizzata in blocco da un bel po’, ma ebbi problemi già a dire che avrei fatto medicina veterinaria ( poi scelsi Scienze M.F.N.lasciandoli all’oscuro per mesi, finché non si sono calmati). Pesa tantissimo la scelta religiosa di mia nonna, testimone di Geova, che ruppe le palle a tutti in modo insopportabile. Io già sono vegetariana, figlia di pecore nere delle rispettive famiglie, bloccata da anni con gli studi, commessa part time e senza futuro ( pare), senza fidanzato. Ricordo bene come un adolescente si senta poco considerato, preso sul serio, per le scelte che fa. Mi dico che semplicemente non posso uscire come i cavoli a merenda di fronte ad una tavolata, magari per le feste; meglio lasciar passare la cosa in sordina, almeno una cugina lo sa e non si fa problemi con i figli- come invece temono gli altri nel caso del mio vegetarianismo. Un mio amico gay ha fatto così per anni, sperando credo di evitare l’imbarazzo di dirlo apertamente… Forse ho ancora il timore di non essere presa sul serio, ho più di 30 anni e potrebbero pensare che è l’ennesima scusa per perdere tempo. Forse mi faccio troppi problemi!

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