Omosessualità e religione: laico diritto all’amore

“I quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio:
Omicidio volontario;

peccato impuro contro natura;

oppressione dei poveri;

frode nella mercede degli operai.”

(San [?] Pio X, Catechismo maggiore, 1910)

Qualche giorno fa Sua Eminenza Angelo Bagnasco ha duramente ammonito l’Italia perché non segua il terribile esempio della Francia, introducendo il matrimonio per tutti. Il baratro ci attende. Lo stesso della Spagna, del Belgio, della Danimarca, della Norvegia, della Sveziak, dell’Inghilterra, dello Stato di New York e di Washington… Per dirne solo alcuni. Saremo in ottima compagnia in questo orrido baratro, addirittura un po’ strettini.

Oggi, 5 febbraio 2013, Radio Padania (??) Libera  sventola alta l’insegna “Dio, patria (padana) e famiglia” ricordandoci – lo avessimo scordato in due tre giorni dalle ultime uscite episcopali – che il “matrimonio omosessuale” è contro Dio.

E’ davvero da molto che non mi rivolgo direttamente a Iddio Padre Onnipotente Signore e Creatore del cielo e della Terra, però qui, pubblicamente, sento una prece nascermi nel cuore …
“Oh Dio! Se ci ascolti, dacci un segno, possibilmente chiaro e non interpretabile, del tuo grazioso gradimento o del tuo divino disgusto per il riconoscimento dell’istituto matrimoniale per tutti!”

In attesa di un’apparizione mariana, un comunicato stampa, un twitt o due righe in una bottiglia materializzata miracolosamente in mondovisione durante un angelus, vorrei condividere con voi queste (più o meno) brevi  riflessioni su religione e omonegatività.

Discutere di omosessualità e religione non è mai semplice: si può peccare (sit venia verbo) di apologia o di critica ingenerosa. Chi, da cristiano, ebreo o musulmano, si trovi a vivere la condizione omosessuale, bisessuale o transessuale in Italia, sa bene di doversi difendere da due fuochi opposti: le proprie tradizioni religiose e le legittime critiche incredule di chi, gay, lesbica, bisex o trans, ha da tempo salutato gruppi, dottrine e autorità che li condannano. Così chi discute di questo tema rischia inevitabilmente di perdere di obiettività, difendendo se stesso e le sue scelte di vita, piuttosto che farsi o contribuire a farsi un’idea chiara dell’oggetto del discutere.

Non ricordo chi disse, e cito a memoria, che i fatti sono come i muli: stupidi, cocciuti e puntano sempre in una direzione. E il dato su cui vorrei puntare l’attenzione non è l’esistenza dell’incompatibilità tra orientamento omosessuale e religioni abramitiche, risolta in modi diversi da diversi punti di vista. Mi interessa di più sottolineare quanto, nel corso degli ultimi cinquant’anni, si è fatta sempre più strada l’evidenza che il “problema” non sono le persone omosessuali e transessuali: il problema è piuttosto chi ha da dire CONTRO queste persone. In modo del tutto analogo alla presa di coscienza che “il problema ebraico” non era certamente un problema di chi professava questa religione, quanto di chi organizzava e istituiva leggi speciali, pogrom, deportazioni e stermini di massa. Un destino, quest’ultimo, che oppositori politici, ebrei, zingari, persone con handicap fisico o psichico, testimoni di Geova e omosessuali hanno tragicamente condiviso. Credo sia bene ricordarlo perché i diritti e la laicità dello Stato (valori non negoziabili per chi scrive) si basano sulla memoria – una facoltà che in Italia ciclicamente vogliamo perdere – basta guardare agli ultimi vent’anni.

Oggi chiunque stia per fare una dichiarazione omonegativa, ossia razzista, è tenuto a premettere una formula di “buona educazione” come “Non sono certamente omofobo, tuttavia …” o la più frequente “Ho tanti amici gay, però …” (o l’assurda appena ricordata di Radio Padania: “Pari diritti per i gay sì, ma…”). Queste frasi, sempre più spesso, introducono dei “no” a un diritto. E questi diritti in Italia sono 1) potersi sposare civilmente 2) poter accedere alla fecondazione assistita o 3) potersi proporre come genitori adottivi al pari di tutti gli altri cittadini regolarmente sposati. Dimenticavo: a chiedere questi diritti sono dei cittadini omo o transessuali. Che pagano le tasse in maniera paragonabile ai loro coetanei eterosessuali, godono degli stessi diritti politici attivi e passivi, rispondono allo stesso ordinamento legislativo – tranne ovviamente per il fatto di non poter godere degli stessi diritti e potersi assumere i corrispettivi doveri verso chi amano e verso la società.

Come si è arrivati a chiedere (giustamente) una giustificazione a chi condanna e nega diritti, piuttosto che a coloro i quali li rivendicano? Ma ancora più importante per il ragionamento che vi propongo: come si è arrivati, prima, a credere che l’omosessualità e la transessualità fossero “oggettivamente contro natura”? Come abbiamo fatto a chiudere gli occhi per duemila anni su un fenomeno da sempre e ovunque presente?

Cercherò di dare i miei tentativi di risposta almeno alla prima domanda. Lasciatemi però giocare a carte scoperte: l’opinione di chi scrive – e sottolineo opinione – è che la tradizione abramitica sia costitutivamente omofoba e che pertanto ogni tentativo di una persona omo-transessuale di vivere ispirandosi alle tradizioni ebraiche, cristiane e musulmane sia illusorio e contraddittorio (ossia dissonante per chi lo tenta) e che i gruppi/chiese/comunità che lo rivendicano siano per questo inesorabilmente destinate a essere minoritarie e ininfluenti. Soprattutto in ambito cattolico, che per il contesto politico in cui viviamo è il più importante. Ah! Ho dimenticato di dire che: “Ho molti amici gay e cattolici. Tuttavia …”

Ora per tornare alle nostre domande, vorrei proporvi una breve citazione, a sua volta citata dal buon libro del 2005 “Gay: diritti e pregiudizi” di D’Agostino e Gastaldi, ed. Nutrimenti.

“Il diritto crea la morale o una forma di morale, poiché la gente ritiene che quanto afferma il diritto sia anche moralmente lecito.”

Questa frase, estrapolata da un’intervista all’allora cardinale Jospeh Ratzinger, chiarisce il timore che anima le cosiddette “autorità” religiose quando proclamano strampalate equivalenze tra rapporti omosessuali e guerra, o pubblicano, come recentemente è accaduto al Rabbino Capo delle comunità ebraiche in Francia, un intero pamphlet contro i matrimoni omosessuali (che, lo ripeto fino alla nausea, sarebbe meglio definire matrimoni per tutti) ribadendo vieti luoghi comuni in forma di domanda e risposta. Di nuovo bisogna notare che in entrambi questi casi ci si guarda bene dal dichiarare che l’omosessualità è PROIBITA dalla Bibbia cristiana e dalla Torah ebraica (e anche dal Corano, ovviamente) e che solo per questo bisogna negare ogni diritto alle persone omo-transessuali: l’argomento avrebbe così poca presa sull’opinione pubblica che spesso si omette anche di farvi cenno per non squalificarsi come “di parte”. Occorre piuttosto convincere in base ad altri argomenti: fantasiose antropologie lontane dalla storia e dall’etnografia, discutibili e discusse ricerche socio-psicologiche, riferimenti alla tradizione occidentale tutta intera (come se ne esistesse una e una sola), fino ad arrivare alla minaccia di apocalisse, baratro ed estinzione della specie – questa è per lei Sig. Magdi Cristiano Allam.
Superfluo dire che siamo arrivati, come umanità, ben oltre i nove miliardi e che ragionevolezza vorrebbe che l’argomento della denatalità sia piuttosto a favore che contro i diritti delle persone omo-transessuali. Trascurando tuttavia il fatto che si chiede anche di poter essere genitori e genitori NATURALI.

Per arrivare a questa di oggi, che è nei fatti una vittoria del pensiero laico in occidente, sono stati necessari anni di lotte. Ma per lottare efficacemente sono necessarie armi adeguate: per questo è interessante ricostruire brevemente la storia del termine che più di ogni altro segna il dibattito sui diritti glbt: come sapete preferisco il termine omonegatività ad omofobia.

I motivi potrete comodamente leggerli qui.

Ed è proprio per tutti questi motivi che una delle scale con cui si misura l’omofobia (la Modern Homophobia Scale di Raja e Sotkes, proposta nel 1998) prevede tre dimensioni: la devianza, che misura la percezione dell’omosessualità come una malattia; la socializzazione, che si riferisce al disagio personale avvertito nei confronti di gay e lesbiche e, da ultimo, i diritti, cioè quanto il soggetto ritenga giusto riconoscere diritti alle persone lgbt. Così si può essere socialmente omonegativi (stare a disagio accanto a un gay) ma ritenere sacrosante le loro rivendicazioni, come pure non avvertire disagio nei confronti di lesbiche, trans o gay ma negare legittimità alle loro rivendicazioni civili. O pensare che l’omosessualità è una malattia, ma non per questo negare agli omosessuali i loro diritti o sentirsi a disagio accanto a loro (penso alle dichiarazioni di Paolo Villaggio alla trasmissione radiofonica “La Zanzara”).

Credo, a fronte di queste considerazioni, che l’accanimento delle religioni abramitiche nel mantenere il pregiudizio omonegativo si possa spiegare così: esso è uno degli strumenti con cui viene definita l’identità di un gruppo, uno dei modi con cui si chiarisce chi è “dentro” (il Regno, la Comunità o la Sunnah Ummah) e chi è “fuori” – e infatti in caso di omosessualità o transessualità non si entra nel Regno dei Cieli, o più sbrigativamente si viene lapidati e quindi decisamente esclusi dall’umano consesso. E di nuovo e non a caso il Levitico stabilisce le sue regole di purità, e di condotta sessuale, per distinguere dichiaratamente gli israeliti dalle popolazioni limitrofe… L’elenco potrebbe continuare.

Stante quindi il ruolo sociale di presidio identitario che le istituzioni religiose svolgono, ruolo che vediamo è ben chiaro ai loro principali esponenti, la rivendicazione dei diritti lgbt non può che tradursi nell’ennesimo indebolimento della loro funzione: se non si distingue più bene un cristiano da un non cristiano, un ebreo da un non ebreo, un musulmano da un non musulmano sfuma la necessità di una chiesa, di una comunità, di una assemblea. Occorre aver chiaro che chiunque combatte per i diritti lgbt contribuisce all’inesorabile processo di secolarizzazione che sta letteralmente travolgendo le religioni tradizionali in occidente (e non solo). Per questo, secondo me, non si può essere cristiani, ebrei, musulmani e omosessuali. Per questo, e per un altro motivo, che rivelerò solo ai più curiosi tra voi.

Per concludere, come agnostico, laico e buddhista, mi trovo completamente d’accordo con i timori di Papa Ratzinger e di tutti gli esponenti delle religioni rivelate: la conquista dei diritti civili di gay, lesbiche, bisessuali e trans si tradurrà in una rivoluzione antropologica – ci sentiremo tutti più appartenenti al genere umano, al di là di ogni appartenenza religiosa.

Foste Ratzinger, Magdi, il Rabbino Capo di Francia, Ahmadinejād potreste accettarlo?

6 pensieri su “Omosessualità e religione: laico diritto all’amore

    1. Ciao Domenico,

      grazie dei complimenti.

      Il secondo motivo è legato ad una mia idea, per la quale ho poche argomentazioni razionali non essendo un antropolog0/storico delle religioni. Forse qualcuno in ascolto potrà confermare o smentire…
      A quanto mi consta Javhé/Elohim (il dio ebraico per intenderci) è nato come un culto della fertilità cananeo, in competizione con altre divinità (Baal ad esempio). Questa competizione si è strumentalmente fusa con il nomadismo dei primi israeliti. Quando una popolazione è nomade la sua prima preoccupazione è preservare il gruppo/comunità dai contesti che visita – un esempio moderno sono i cosiddetti “zingari” – pena l’assorbimento e la scomparsa. Questo porta a rifiutare quanto più possibile gli usi e i costumi “esterni” – cibo, vestiti, tatuaggi, rituali diversi dai propri … – e a mantenere una rigida politica demografica tutta centrata sul sesso procreativo. Impuro è quello che fanno gli altri (i cananei dovevano essere alquanto allegri 😉 ) e non produce l’unica vera ricchezza di un popolo continuamente sotto assedio: figli.
      Per questo la rigida separazione tra maschile e femminile, per mantenere un controllo serrato delle donne come potenziali riproduttrici certe di un solo maschio.

      Inoltre (e qui sono ancora più nell’opinabile e invito tutti quelli che hanno voglia o possibilità ad approfondire) credo che il rifiuto dell’omosessualità/transessualità (accomunata nei testi e nella tradizione biblica, poi cristiana, poi musulmana, con l’eccezione dell’Iran moderno, quanto alla transessualità però…) sia dovuto al fatto che l’unico essere maschile+femminile è Dio, che è creatore della vita, cioè fertile per antonomasia. Per questo secondo me si chiede la circoncisione rituale: per eliminare resti di “vagina” negli uomini (niente che scorra sul glande) e nell’infibulazione (criminale e non biblica ricordiamolo, né islamica) la rescisione del clitoride. Un maschio deve essere solo un maschio e una femmina solo una femmina, perché solo unendosi producono l’immagine unitaria di Dio e sono fertili. Essere gay è in un certo senso come “voler essere come Dio”… il peccato dei peccati 🙂

      Per questo noi “eterodossi sessuali” strideremo sempre con l’immagine di questo Dio – a meno di non inventarsi “interpretazioni” che, appunto, servono solo per giustificare il nostro desiderio … di credere.

  1. Complimenti per l’articolo, interessanti le ulteriori tesi esposte nei commenti, vergogna per questo nostro misero Paese.

  2. IO sono il Signore Dio tuo! Non avrai altro Dio all’infuori di ME!
    La frase inizia con IO e finisce con ME.
    Geova è incapace di dire “noi”.
    “IO sono la via, la verità e la vita!”
    Tu dici dio e l’eco risponde: “IO! IO! IO! IO!”
    Le religioni monoteiste mettono l’individuo al di sopra dell’universo e sono incompatibili con la Democrazia.
    La Democrazia è orientata verso la collettività non verso l’individuo.
    Penso che i Greci si siano inventati la Democrazia perchè avevano un religione politeista e Zeus delegava. Non pensava di fare tutto lui, di sapere tutto lui ecc. Nell’Olimpo c’erano dei uomini e dee donne.
    Inoltre la loro filosofia non riteneva importantissimo tener conto degli amanti, per loro era molto più importante la qualità e la profondità dei sentimenti provati.
    Tanto per capirci Leda se la faceva con un cigno.
    Secondo me, dopo aver stabilito dei rapporti di rispetto, i gusti non possono essere messi in discussione.

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