Amore, a me puoi dire tutto …

Di cosa si può parlare in una coppia sana e fondata sulla fiducia reciproca? Ovviamente di tutto, direte voi. E stavo per dirlo anch’io. Ma a pensarci meglio, ci sono argomenti di cui non si può davvero parlare in una coppia. Allora un po’ per ridere un po’ per sfida ho provato a raccoglierli e a catalogarli. Ecco cosa non domandare, a meno di voler litigare. E poiché tutte le coppie litigano, proverò a indagare quando un litigio è “buono” e quando “cattivo”.

Romanticismo controfattuale
Ovvero domande basate sullo schema “Cosa sarebbe successo se”.
Ad esempio: “Cara (o caro) saresti stato felice comunque, se non mi avessi incontrato?”.  Questa domanda viene propinata di preferenza in momenti di intimità e tenerezza, quando le difese dell’altro sono meno forti (ovvero è un po’ ma solo un po’ più rimbecillito del solito). Notate come la domanda abbia due risposte sbagliate: rispondere “Sì” e …  rispondere “No” dopo una pausa appena troppo lunga. A poco serve la ragionevolezza. Il ragionamento controfattuale può raggiungere raffinati vertici di nonsense, come accadde a un mio parente (per obbligo di privacy non rivelerò il grado di parentela) che dopo aver perso una fede, si sentì dire dalla ragazza : “No! Se sapevi che l’avresti persa, ne potevi comprare un’altra prima”. Come vedete non è sempre bene parlare di tutto in coppia.

Romanticismo delle possibilità
Provate ad esempio a chiedere: “Caro, se incontrassi un uomo alto, bello, atletico, intelligente, con un grande senso dell’umorismo e accanto a cui ti senti davvero bene, mi lasceresti?”. Secondo me questa  domanda rischia di frantumare anche il rapporto più rodato. Immaginate se il vostro lui o la vostra lei  rispondesse “Sì”: come vi sentireste? Delusi? Arrabbiati? Tristi? Offesi? Credo che per tutti un “Sì” a questa domanda sarebbe un colpo ben assestato al proprio inconfessato senso di unicità personale: in fondo non vorremmo essere amati solo per il fatto che siamo noi, cioè siamo unici? Terreno scivoloso, direi, mettersi a questionare sulla nostra unicità. Potremmo finire per litigare.

Invadenza intima
Ma se vogliamo possiamo fare di peggio. E tirare in mezzo il sesso. Potremmo ad esempio chiedere: “Cara (o caro), sono io il protagonista delle tue fantasie erotiche quando ti masturbi?”. Questo può provocare un sommovimento tellurico, perché riesce a mettere insieme due cose tenute gelosamente segrete da tutti, indipendentemente dal genere: la masturbazione (sono poche le persone che non si masturbano[1] in età adulta e ancora meno quelle che ne fanno argomento di conversazione a cena: “Cosa hai fatto oggi, cara?”“Ho fatto la spesa, ho telefonato a mia madre, mi sono masturbata …”) e la presenza di desideri sessuali che vanno fuori dalla coppia. Torneremo a parlarne. Ma notate che è ancora la nostra unicità in questione.
Oppure potreste chiedere: “Con chi hai avuto l’orgasmo più intenso della tua vita?”, che è plutonio puro. Vi sconsiglio di domandarlo assolutamente. A meno che non siate assetati di sangue. Diciamo comunque che potreste anche ottenere un sincero “Con te” – e far fare un salto di qualità alla vostra intimità. Rischiereste?
L’invadenza intima può non riguardare il sesso. Se volete provare il lato goliardico della vita di coppia, potreste chiedere se dopo essere andato al bagno il vostro partner indugia un po’ a controllare la “produzione”. O chiedere (più ai lui che alle lei) se togliendosi i calzini gli capita di annusarli … diciamo per controllare. Ma date pure libero sfogo alla vostra fantasia: la vita di coppia, soprattutto la convivenza, è un continuo segnare il confine fisico e superarlo, negoziando continuamente sull’intimità e la condivisione. La domanda sembra essere “fino a che punto?”. E questo apre il grande capitolo del potere nella coppia.

Domande machiavelliche
Sono infinite le domande con cui nella coppia definiamo i rapporti di forza, ossia di potere.
E’ una caratteristica che abbiamo in comune con tutti i primati, ossia con le scimmie: la vita sociale è organizzata sulle gerarchie, che cambiano attraverso lotte per il potere. E la coppia non fa eccezione.
Qualche esempio? Dalla scelta del cinema, all’acquisto di una casa, alla scuola per i figli, alle frequentazioni dei rispettivi parenti. Quanto potere abbiamo in coppia? Come lo esercitiamo? Chi ubbidisce a chi e quando?
Su questo possiamo essere molto raffinati, come chi sembra cedere la scelta all’altro anche quando la tiene ben salda in mano: “Amore, stasera vuoi teatro o cinema?”; chi detta l’agenda cerca di mantenere il controllo. In realtà potete spingere l’altro alla follia, secondo questo breve esempio:

– Amore, stasera teatro o cinema?
– Direi cinema.
– Quindi non vuoi venire a teatro con me …
– … Allora teatro.
– Adesso è troppo tardi, so che vorresti andare al cinema. Non saresti spontaneo.

Potete raffinare ancora di più questo meccanismo, usando il famoso “doppio legame” (chi fosse interessato può approfondire l’opera di Gregory Bateson, un genio della psicologia, della filosofia, dell’antropologia e della cibernetica) più o meno così:

– Cara, ti  ho regalato due foulard, uno rosso e uno blu.
– Grazie caro, che belli.Metterò subito quello blu,
– Ah! Quindi quello rosso non ti piace…

Qualsiasi scelta è sbagliata, la confusione è massima e il malcapitato partner o darà in escandescenze o sarà preso da una specie di blocco, tipo lepre illuminata dai fari di notte.
Mi raccomando non fatelo a casa!

Dopo questo excursus semi-serio tra gli argomenti di cui non si dovrebbe mai parlare in una coppia sana e fondata sulla fiducia reciproca, mi sorge un dubbio: ma cos’è una coppia sana?
La risposta è complessa e quasi impossibile in poche parole. Esistono molte teorie, alcune più verificate di altre. Insomma il problema è aperto.

Tuttavia sembra che uno degli aspetti di una coppia sana sia la possibilità dei membri di esprimere quello che provano, anche le emozioni aggressive. Per far questo è importante essere in grado di “ricucire” efficacemente dopo uno strappo. I partner sono fiduciosi che litigare non sarà la fine del loro rapporto. Al contrario, i rapporti più complicati sono proprio quelli in cui l’aggressività è evitata metodicamente o in cui riconciliarsi dopo un litigio è difficile, complicato, pesante, fino a diventare impossibile. Queste difficoltà possono avere radici antiche, che affondano nel primo rapporto che abbiamo creato, quello con la nostra figura di attaccamento quando eravamo molto piccoli.
Beebe e Lachaman[2], due ricercatori specializzati nella cosiddetta infant research, hanno scoperto che le coppie madre-bambino in cui il rapporto è “sano” (ovvero con un attaccamento definito sicuro) sono caratterizzate da rotture più frequenti di quanto ci si aspetterebbe, ma da altrettanto frequenti “ricuciture”. Al contrario, quando il bambino tende a fissare troppo lo sguardo sulla madre per sorvegliare le sue reazioni o all’opposto non guardarla mai o quasi mai, si è di fronte a rapporti caratterizzati da un attaccamento insicuro. Tutto questo non va preso come una specie di sentenza o di diagnosi di malattia; tuttavia bisogna tenere presente che un attaccamento insicuro è più spesso correlato con disagi psicologici in età adulta.

Per concludere, tornando alle domande spericolate da non fare in coppia, sappiamo bene che ce ne possono essere di molto più serie. E in quel caso le risposte non sono necessariamente l’inizio di un litigio. Ma se c’è un conflitto la mia impressione è che i temi di fondo si riducano a due: chi sono io per te e chi comanda qui e ora. Ovvero la nostra immagine (ossia la nostra autostima) e il nostro potere. Un po’ come se continuassimo a chiedere: “Mamma mi vedi? Sono speciale per te?” e “Mamma devo fare quello che dici tu o tu farai quello che voglio io?”. Potrebbero essere questi due degli ingredienti del “gelato al pistacchio”?
Che ne pensate?


[1] Citiamo solo il rapporto Rapporto Kinsey (1948 e 1953) a sostegno di questa tesi, ma chiunque può trovare molto altro materiale. Dal Rapporto risultava che il 94% dei maschi ed il 58% delle femmine praticavano regolarmente la masturbazione. Questi dati furono confermati, con percentuali non molto diverse, da altre ricerche: Hertoft (1968); Schmidt e Sigush (1972); Hite (1977).
[2]
BEEBE B., LACHMAN F.M. (2003), INFANT RESEARCH E TRATTAMENTO DEGLI ADULTI, UN MODELLO SISTEMICO-DIADICO DELLE INTERAZIONI, Raffaello Cortina Editore

13 pensieri su “Amore, a me puoi dire tutto …

  1. ma davvero!va esattamente sempre così,però è confortante sapere che ci si può scannare e poi ritrovare…

    1. senza essere banali, a Roma c’è un vecchio detto “l’amore non è bello se non è litigarello”.
      Di solito i detti e i proverbi mi annoiano un po’ (alla fine sono snob: quanto sono ovvio!) ma questo credo sia un vero.

  2. Mi piace moltissimo il tuo blog (divertentissimo!) – scoperto grazie ad Andrea Bordoni.

    Peccato solo che tu non abbia impostato i permalink di WordPress con url più “friendly”. Hm. 😉

      1. In teoria, visto che il blog è ancora “giovane”, potresti andare nelle impostazioni di WP-> permalink-> e scegliere l’opzione “nome articolo”. Così migliori anche la tua visibilità su Google. 😉

          1. Sì, hai fatto bene, così le URL sono più “human” e Google “friendly”. 😉

            Sei ufficialmente tra i miei preferiti, quindi “ti tengo d’occhio”.

            Buon lavoro e a presto.

  3. Si può parlare di tanto e, forse, di tutto. Forse. Ma si può, anche, tacere su tanto, almeno quando certe parole/confronto serve a nulla. A meno che non si voglia scardianre l’altro!
    (Ottimo articolo)

  4. Bellissimo post! 🙂 Da quanto sento, sembra che noi donne siamo molto propense alle domande macchiavelliche. Pensandoci bene è esattamente come dici: si cerca solo una conferma di “cosa sono per te”.

    1. Grazie Lisa!
      non so se le donne siano più inclini alle domande “machiavelliche” – a me sembra che il machiavellismo sia equamente distribuito tra i sessi e più o meno correli con la nostra percezione di “sicurezza”: quanto più sappiamo di poter parlare chiaramente e con rischi “gestibili”, tanto più lo facciamo.
      A rileggerti presto sul blog!

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