Counseling? Sì grazie (ma dallo psicologo)

di Stefano Ventura

Andare dallo psicologo? “Ne avremmo bisogno tutti!” quante volete lo abbiamo sentito o detto? Eppure non sembra che i telefoni degli studi di psicologia scottino, le agende della maggior parte dei miei colleghi debordino, e le liste di attesa siano infinite … Come sempre, a rifletterci il mistero si infittisce! E visto che amo sia il fitto che il mistero, mi sembra un’ottima occasione per approfondire.

Per iniziare: cosa intendiamo con “andare dallo psicologo”? Scommetto che un sondaggio statistico dimostrerebbe questa semplice formuletta: andare dallo psicologo UGUALE fare una psicoterapia.

Ecco, voglio svelare un segreto: “andare dallo psicologo” non significa necessariamente fare una psicoterapia. Perché?

Il primo ovvio motivo (ma che molti ignorano) è che non tutti gli psicologi sono psicoterapeuti: per “fare terapia” c’è bisogno di una specializzazione, che si prende dopo la laurea e soprattutto dopo il famigerato Esame di Stato (ossia quell’esame composto da diverse prove, attraverso cui lo Stato Italiano certifica che un laureato in psicologia può esercitare la professione di psicologo).

E allora gli psicologi “semplici” (diciamo così) che fanno? Molte più cose di quelle che di solito si immagina: diagnosi, prevenzione, supporto, training. Potreste andare da uno psicologo per avere una diagnosi (con tanto di referto basato su test psicologici, che per inciso, solo gli psicologi possono somministrare), ossia il famoso certificato, magari da esibire al lavoro o a scuola. Potreste partecipare a dei corsi di prevenzione dello stress sul lavoro, sulla genitorialità, o per imparare una tecnica di rilassamento … O fare dei colloqui di sostegno e riabilitazione psicologica – tra un po’ ci arriviamo.

E non dobbiamo trascurare l’ambito delle prestazioni aziendali: dalla selezione al miglioramento dell’efficienza organizzativa, interventi per migliorare il clima di lavoro, per promuovere la comunicazione efficace. E, tanto per parlare anche di aree che non immagineremmo facilmente, uno psicologo può occuparsi dell’esperienza degli utenti (la cosiddetta User Experience, se ci piacciono i termini in inglese) ossia di come le persone interagiscono con un programma o, molto più ampiamente, con un servizio composto di molti passaggi; a questa attività ne segue un’altra in cui i miei colleghi psicologi sono altrettanto titolati a partecipare (sempre che abbiano maturato una competenza specifica ovviamente) a fianco di ingegneri, economisti e designer: la progettazione dei servizi, o in inglese il Service Design.

Tante cose quindi, alcune anche inaspettate credo; tuttavia oggi voglio parlarvi di un servizio in particolare che dovrebbero offrire solo gli psicologi: il counseling psicologico, ossia una relazione di aiuto e supporto che ha come obiettivo la promozione delle risorse dei clienti, le loro capacità di risolvere i problemi (il cosiddetto problem solving), curare situazioni di disagio che non richiedano profonde ristrutturazioni della personalità o interventi su situazioni patologiche. Non solo, il counseling deve avere una durata breve: tra i sei mesi e l’anno. Facciamo qualche esempio, preso da storie reali.

Emma (un nome di fantasia) sei mesi fa ha perso la nonna, dopo una lunga malattia. Le voleva molto bene, era un punto di riferimento per lei. Ora, a quasi un anno di distanza, non riesce a superare questo dolore, e anche se la vita è andata avanti, lavora ed è felicemente sposata, sente di aver bisogno di una mano per “salutare” la nonna.

 

Giulio (altro nome inventato) è un ragazzo di 20 anni, ha da poco fatto coming out confidando in famiglia di essere gay. Aveva iniziato a lavorare come apprendista, scoprendo di essere un promettente parrucchiere. Voleva mettersi a studiare seriamente seguendo una accademia di hair styling, ma ora non sa cosa fare perché in famiglia la notizia del suo orientamento sessuale ha scombinato molti equilibri.

 

Marco da qualche mese ha un problema: sente un fischio continuo in entrambe le orecchie. Gli otorini che ha consultato gli hanno detto che ha un “acufene idiopatico”. Per fortuna questo sibilo non è il sintomo di qualche malattia grave, come temeva, e come aveva letto su Internet. Ma soffre comunque molto, dorme male, sente che chi gli sta intorno non capisce il suo disagio, inizia a sentirsi molto triste e demoralizzato, e sta iniziando a limitare la sua vita perché teme che posti come il cinema, il teatro o i concerti possano fargli male.

Queste tre storie sono esempi di situazioni in cui il counseling psicologico è stato risolutivo: tutti e tre in un tempo breve (da pochi mesi a un anno) hanno ritrovato l’equilibrio che avevano momentaneamente perso di vista e migliorato la loro qualità della vita.

Quindi ok! Il counseling è buono – ma perché solo se fatto da psicologi? Proprio perché per diventare psicologo occorre 1) prendere una laurea, 2) fare tirocinio (significa che uno psicologo ha lavorato a contatto con l’ “utenza” e si è confrontato con altri psicologi di maggior esperienza), 3) passare l’Esame di Stato e per alcuni 4) aver anche sostenuto corsi abilitanti al counseling.

Insomma, la differenza sta nella preparazione specifica che uno psicologo deve possedere, mentre un counselor non psicologo non è tenuto a dimostrare.

Non è poco, perché c’è un punto fondamentale che dobbiamo tenere a mente: prima di capire di cosa una persona ha davvero bisogno, bisogna fare una diagnosi. Sì, voglio ripeterlo, occorre una diagnosi, che è una attività che solo uno psicologo o uno psichiatra può fare. Non è una cosa da sottovalutare! Perché dietro un disagio come “sentirsi giù” o “avere ansia” possono nascondersi problemi più profondi e seri, e solo se si ha una certa preparazione si può riconoscere un sintomo e indirizzare bene una persona.

Parole come “sintomo”, “diagnosi”, “patologia” devono metterci giustamente sull’avviso (senza diventare ansiosi però, eh! 🙂 ), perché stiamo parlando di salute, e non fatemi dire che con la salute non si scherza perché sarebbe davvero banale …

In breve, offrire counseling psicologico è offrire una prestazione sanitaria, quindi è bene che chi opera abbia le competenze giuste. Un po’ come con la macchina, c’è chi va in un’officina autorizzata e chi preferisce magari farsi controllare i freni da Paco, l’amico di Cico, che è un drago coi motori. Sono scelte. Ma almeno che siano informate.

E visto che meglio parlare sapendo bene di che si parla, e condividere fonti affidabili, ecco una bella inchiesta pubblicata sul canale youtube dell’Ordine degli Psicologi del Lazio.

Che ne pensate?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.