La morte allegra: un’intervista

Sapete che su questo blog amo pormi e porre domande difficili.
Eccone una: metti un sabato pomeriggio di fine primavera un’esperta di processi formativi  e uno psicologo nella sede dell’UAAR di Roma Ostiense. Aggiungete che lui, lo psicologo, ha un microfono e intende usarlo. Sappiate che lei, l’esperta, è pronta e preparata a ogni richiesta. Cosa potrebbe accadere?
Come amava ripetere il personaggio feticcio di Arthur Conan Doyle, quando elimini l’impossibile quello che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità.  Quello che è accaduto quel sabato pomeriggio, per quanto improbabile,  è stato possibile e vero: un’intervista, per me molto importante, che nasce fondamentalmente da una sola domanda, che ne ha poi generate molte altre: “Cosa accade quando muore una persona non religiosa? Esistono funerali laici? È possibile un’assistenza non confessionale? E qual è il ruolo di psicologi e counselor nell’accompagnamento dei morenti?”.
L’esperta di processi formativi è Cinzia Visciano, Coordinatrice del Circolo Territoriale UAAR di Roma e mia amica. Avrete capito che lo psicologo intervistatore sono io.

Due parole sul tono: proprio in quanto intervista “vera”, e fatta a quattr’occhi, Cinzia e io ci siamo… divertiti. Sì, ci siamo divertiti, ma non abbiamo certamente sottovalutato il tema, forse l’opposto. Non sono un filosofo né un maestro di vita, ma ho l’impressine che un po’ di umorismo sia un’ottima difesa dall’ansia che inevitabilmente questo tema suscita. Così spero che per voi il fatto che abbia riportato anche le nostre risate non sia di offesa, ma di aiuto. Come il video che troverete alla fine… Non vorrei che di voi si dicesse: “Era un uomo così antipatico che dopo la sua morte i parenti chiedevano il bis”. (Totò)

Ecco, fedele fino alle virgole, la metà circa di quello che ci siamo detti.  L’altra metà in una prossima puntata.

NonSonoSimgundCinzia, ho voluto organizzare questa chiacchierata con te partendo da uno spunto personale. Recentemente ho assistito al funerale di un’anziana signora morta improvvisamente.  Era a modo suo religiosa: non andava in chiesa ad esempio, ma si diceva credente. I figli e i nipoti sono in gran parte agnostici o atei. Durante la cerimonia, officiata da un prete che non conosceva nessuno dei presenti né la defunta, mi sono chiesto: come posso, da ateo o agnostico, laico o non cristiano, chiedere una cerimonia funebre che rispecchi le mie convinzioni? Perché ho l’impressione che di quest’argomento non si parli: non si sa che si può fare e come fare.

Cinzia –  Se non c’è nulla di scritto, e la famiglia è credente, è naturale – cioè segue l’ordine naturale delle cose in Italia – che si faccia questo funerale religioso.

NonSonoSimgundCerto chiamarlo “ordine naturale”…

Cinzia [Ride] Eh! Purtroppo è l’ “ordine naturale” perché sembra difficile da smontare. Che succede? Se sei dichiaratamente ateo, nel mio caso ad esempio io sono sbattezzata, quindi non solo sono atea ma sono anche proprio fuori dalla chiesa cattolica: sono un’apostata… ecco, in teoria non dovrebbero assolutamente farmi un funerale, perché è chiaro: sono proprio scomunicata [ridiamo]! C’ho questa bella scomunica latae sententiae

NonSonoSimgundQualche tempo fa, saresti stata sepolta in terra sconsacrata…

Cinzia– Sì [ridiamo] come una volta i suicidi, anche se adesso sembra che non ce li mettono più… Comunque è anche il mio problema, un problema che mi sono posta anche io e si pongono tutti quelli che hanno intorno persone che non sono credenti. Perché se hai intorno familiari, amici e parenti non credenti è più facile che non venga fatto un funerale religioso, anche se è più difficile da organizzare. Ma si può fare. È  più difficile perché a Roma esistono solo due posti: uno è il Tempietto Egizio al Verano, un posto piccolino ma funzionale, insomma se ne fanno parecchie, e un altro sta all’altro cimitero, quello di Prima Porta. Quindi intanto è possibile… ti dico che c’è un numero al quale ci si deve rivolgere per il tempietto egizio. Un po’ di tempo fa chiesi informazioni per il tempietto per organizzare lì un evento per il circolo UAAR, che aveva anche a che fare con i funerali. Non mi hanno mai risposto: spero almeno che quando uno sta per morire almeno rispondano ai parenti [ride]!

NonSonoSimgundDevi avere proprio l’emergenza! Tipo: “Scusi ma avrei il morto qui…”

Cinzia – Sì [ride]! “Scusi, ma ho un’emergenza e sa, il morto è come l’ospite …”  Scusa! [Ridiamo] … Comunque, diciamo che funziona e a Roma è possibile. A questo proposito,  proprio l’anno scorso io e la Consulta Romana per la Laicità delle Istituzioni (una raggruppamento di molte associazioni laiche romane) avevamo preso contatti con l’XI Municipio, zona EUR. Chiedevamo una Sala del Commiato in quel municipio. Il progetto iniziale era che il Municipio fornisse una sala, e noi come associazioni avremmo fornito una serie di servizi legati alla cerimonia. L’UAAR avrebbe fornito i celebranti. Infatti all’interno dell’associazione c’è già qualcuno che offre il servizio di celebrante per diverse occasioni, perché non c’è soltanto il commiato ma anche cerimonie laiche che riguardano il matrimonio e così via. Però [mi passa un depliant] stiamo organizzando un corso aperto a tutti, e rivolto alle persone in tutta  Italia,  tenuto da Richard Brown, che è il nostro coordinatore di Catania. Richard, forte dell’esperienza inglese (perché in Inghilterra esistono già queste figure)  proponeva di organizzare qui a Roma questo corso… Comunque, torniamo a noi, per essere pratici, l’unica cosa da fare è contattare il Tempietto Egizio (tel. 0649236255), vedere se c’è qualcuno che offre il servizio, oppure organizzarsi tra gli amici. Le cerimonie laiche sono molto libere, ognuno può decidere cosa fare: generalmente gli amici e i parenti decidono come strutturare la cosa, non c’è un criterio fisso… La figura del celebrante è importante perché deve fare quello che gli dicono di fare i familiari e gli amici, non deve andare oltre. Non c’è niente di religioso. Ci può essere davvero di tutto: c’è chi canta, chi suona, se qualcuno vuole dire qualcosa, se qualcuno non vuole dire niente lascia la parola al celebrante – insomma ognuno può fare come gli pare.

NonSonoSigmund La figura del celebrante è molto interessante: ti confesso che non sapevo esistesse. Come si diventa un celebrante laico? Che preparazione deve avere?

Cinzia – Noi avevamo fatto una prima iniziativa alla quale avevo partecipato anche io. Richard Brown ci aveva illustrato quali sono gli aspetti fondamentali di un celebrante. Ce n’erano alcuni che facevano un po’ sorridere perché si rifanno un po’ agli attori di teatro – la voce impostata, un certo aplomb… È il celebrante a tenere le fila di tutto: il discorso che verrà fatto, i rapporti con i famigliari… Per questo deve avere una estrema disponibilità verso l’altro – a fare esattamente quello che ti chiedono. Il celebrante non propone nulla di suo, a meno che non gli venga richiesto, ovviamente. Diciamo che queste sono le caratteristiche principali: deve fare quello che familiari e amici vogliono che faccia.

NonSonoSigmund– E se i parenti non sanno cosa fare, il celebrante cosa propone?

Cinzia – In genere viene fatto un discorso. Devo chiarirti che sono un’addetta, nel senso che non ho fatto il corso, anche perché  è una cosa che non mi piacerebbe fare, ma questa è una mia opinione personale. Diciamo che il celebrante fa un discorso relazionandosi comunque con i familiari, che è un po’ quello che in teoria dovrebbe fare il parroco, no? Una volta era la figura del parroco, in un paese ad esempio, che conosceva il defunto, e quindi ne parlava. Oggi si fa un funerale a qualcuno che in genere non si sa proprio chi sia: sanno il nome, perché gliel’hanno detto, l’età – ma parlano di qualcuno che per il parroco non è  mai esistito. Ovviamente così il funerale può diventare un’occasione di allontanamento dalla chiesa, e non solo per chi non è religioso o indifferente. Penso che anche chi è religioso nel momento in cui saluta un congiunto vuole sentire calore e vicinanza, no? Se è un completo estraneo e non sa nulla del morto, non si informa  – perché appunto è importante il rapporto con familiari, parenti e amici che stanno lì, sono loro che ti devono dire… anche se non vogliono esporsi.

L’intervista è continuata. E continuerà sulle pagine di questo blog. A questo indirizzo web troverete la pagina del Circolo Romano UAAR per le informazioni sulle cerimonie laiche. Vorrei citare un brano di questa pagina, che mi è molto piaciuto:

“Tale tipo di pratiche non è condiviso da tutti i non credenti ma, esistendo la libertà di scelta, l’associazione si preoccupa di dare la possibilità di accedere a tali servizi a tutti i cittadini che la richiedano e a fornire anche i celebranti o gli officianti (se richiesti).”

Bene, anche questo post è finito. Su non siate tristi: vi lascio in compagnia di qualcuno che con la morte sa anche ballare!

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